Tempo fa noi del brivido del mistero abbiamo scoperto su Youtube questo filmato molto interessante,da quello che so dovrebbe essere presumibilmente autentico, è di parecchi anni fa, quando ancora non c'erano tutte le tecnologie per fare filmati falsi, e ci sono testimonianze di persone che hanno visto il video direttamente dalla telecamera la mattina seguente della formazione, quindi troppo poco tempo per poter filmare il crop circle e aggiungerci gli effetti...
La versione ufficiale del filmato da noi postato vuole che.....All’alba dell’11 Agosto 1996, John Wheyleigh realizza un filmato con la sua videocamera: due sfere luminose (dette anche Foo Fighters o “BOLs”) che in pochi secondi danno vita ad uno spettacolare crop circle composto da 7 cerchi a simmetria esagonale. E' il crop di Oliver Castle. Il filmato dura circa 24 secondi, e viene proiettato per la prima volta al “Barge Inn”, un pub frequentato da “cerchiofili”. Sembrò allora che si potesse mettere un punto sull’origine aliena dei crop circles, ma i risvolti di questa storia dovevano ancora essere sviscerati. Il filmato finì presto nelle mani dei media, ed in Italia venne pubblicato in allegato al primo numero del Gennaio 1998 della rivista “UFO CONTACT”.Una volta diffuso il filmato venne preso in esame e studiato da vari ricercatori e tecnici, alla ricerca di eventuali falsificazioni. I primi a sollevare consistenti dubbi sull’autenticità del filmato furono Paul Vigay e Peter Sorenson, esperti in computer grafica e tecniche video. I due analisti evidenziano come la telecamera dell’operatore resti immobile, anche quando le BOLs escono dal campo visivo, mentre il crop che viene a formarsi – quasi che il cameraman avesse previsto esattamente le coordinate esatte in cui si sarebbe formato – entra perfettamente nell’inquadratura. Inoltre, tenendo conto della luce solare che c’era in quel posto e a quella data ora, le ombre al suolo non corrispondono.
Busty Taylor (pilota e ricercatore accreditato di crop circles) conferma che le ombre al suolo sono sbagliate per essere mattino prestissimo, e considerando che la camera era puntato verso ovest.
Vigay e Sorensen riconoscevano però che si trattava di un falso “d’autore”, realizzabile solamente da persona che abbia delle buone strumentazioni e conoscenze di computer-grafica. Il sig. Wheyleigh non sembrava avere i requisiti per creare un falso del genere.
Qui entra in gioco Lee Winterson. Questi scoprì, da una semplice indagine sul numero di telefono lasciato da Wheyleigh, che si trattava di persona sotto falso nome. Il nome vero era John Wabe. Iniziò allora le ricerche per individuare chi fosse Wabe, e la scoperta fu interessante: esperto in computer-grafica degli studi di postproduzione e animazione della “First Cut” a Bristol, in Inghilterra. Wabe aveva le competenze e gli strumenti per realizzare un filmato falso.
Lee e Sorenson, insieme a sette operatori della Nippon Television, fecero “irruzione” negli studi della First Cut. Riuscirono ad intervistare Lomas, socio di Wabe, al quale riuscirono a far dire che effettivamente Wabe era coinvolto nella “faccenda di Oliver’s Castle”. Lee chiese a Lomas di parlare direttamente con Wabe, e Lomas andò dal suo socio ad avvisarli. Fu allora che Wabe lasciò frettolosamente gli Studios, fuggendo le telecamere. Sorenson, appostato fuori dal palazzo con una videocamera, lo riprese in fuga. Fu chiesto allora a Lomas di convincere il suo socio a parlare con loro, dato che ormai la verità era emersa e a nulla sarebbe servito fuggire. Fu così che Lee e Sorenson riuscirono a parlare con Wabe, ma solo telefonicamente. Wabe ammise di essere coinvolto, ma non volle dire nulla di più perché – precisò – aveva una esclusiva con la produzione “Discovery Channel Usa”.
Si pensò immediatamente che la Discovery Channnel lo avesse ben pagato per realizzare un falso, che sarebbe poi stato messo in onda come scoperta sensazionale. Ora però qualcuno aveva ficcato il naso in questa storia, e di fatto la trasmissione Discovery Channel andò in onda tuonando “scoperta la frode di Oliver’s Castle!”. Potrebbe dunque essere che la Discovery Channel aveva pagato Wabe successivamente, dopo che questi gli aveva mostrato il filmato, e che l’emittente lo avesse giudicato autentico, o comunque trasmettibile? Senza voler andare ulteriormente a fondo nelle indagini (il che non è lo scopo di queste pagine), ci limitiamo a dire che dopo tali vicende, sulla autenticità del filmato nessuno avrebbe più scommesso.
Tuttavia la verità, a nostro avviso, deve riposare nell’oggetto in questione (nel filmato) più che nei racconti – anche se sinceri – dei soggetti impegnati a screditarlo. Quindi l’argomento principe della non autenticità rimane quello di Paul Vigay, relativo alla telecamera immobile e alle ombre sbagliate.
Però i conti non tornano ancora, per diverse ragioni. Ad esempio lo stesso Vigay realizzò di nuovo quel filmato al computer, correggendo inoltre le imperfezioni del filmato di Wabe, e disse di averci messo solamente 3 ore per realizzare un falso di Oliver’s Castle migliore del falso di Wabe. Allora Wabe, che aveva gli stessi mezzi di Vigay ma molto più tempo a disposizione, e perfino – secondo alcuni – un contratto milionario che lo attendeva a lavoro finito, doveva essere un vero dilettante?
Ma andiamo oltre. Jim Dilettoso, investigatore americano, esperto in sistemi di analisi computerizzati video-fotografiche, e consulente della NASA, ha analizzato a fondo il video, giungendo alla conclusione che “molto probabilmente” è autentico. Egli ha dichiarato che “non esistono evidenze di falsificazioni…e non c’è alcuna prova che le immagini siano state digitalizzate. I cerchi erano realmente lì, quindi qualcuno necessariamente è dovuto andare la a posizionare la videocamera e a filmare il cerchio. Successivamente avrebbe dovuto invertire il processo, cioè far rialzare il grano; perciò – eventualmente – dovrebbero aver disfatto il crop circle non fatto. Per falsificare questo video avrebbero dovuto invertire il processo rispetto a questo schema spiraloide che abbiamo identificato analizzando l’immagine. Ma se avessero invertito il processo e fatto risollevare perfettamente il grano, ci sarebbero state delle prove, delle tracce di questa azione; invece non ce ne sono. Trovo molto difficile che ci sia stato un animatore così abile da falsificare questo video.”
Dilettoso inoltre rimprovera a vari analisti che sostenevano la teoria del falso, di non essersi resi disponibili a pubblicare in internet i risultati e le metodologie da loro utilizzate nei loro test. (fonte multimediale “UFO Contact”).
Dan D. (un fotografo con 35 anni di esperienza soprattutto nel cinema e negli effetti speciali e nella grafica al computer è rimasto impressionato dalla “elegante qualità di movimento mostrata dalle sfere, che volteggiano in modo non meccanico ma ritmico, come delfini che giocano”, ed ha notato che “il processo di formazione era continuo e progressivo, senza intoppi e discontinuità, con una incredibile fluidità e dolcezza d’azione”.Questi dettagli però sono rimasti piuttosto in ombra, e non si hanno notizie ufficiali di conferme o smentiti di queste analisi del filmato. La propensione generale è quella di considerarli non comprovanti, tanto più che lo stesso Colin Andrews (pionieristico ricercatore ed autore di alcuni libri in tema crop circles) ha dichiarato che il video di Oliver Castle, da lui stesso acquistato, studiato, e mandato in giro per il mondo, è un falso. Non il crop circle creato dalle BOL è falso, e neanche le BOLs, ma il filmato! Ecco cosa dice precisamente Colin Andrews in una mail inviata da lui steso e pubblicata su alcune riviste e sul sito caus.org:
“Sono convinto che il video di Oliver Castle è stato creato ad arte, ma le BOLs viste in altri filmati autentici ed in molte foto sono reali. Ci sono una decina di BOLs in alcune foto scattate allo stesso crop di Oliver Castle di cui c’è il (falso) video."
Qualcuno sostiene anche che a Colin Andrews sia stata tappata la bocca, e che sia stato costretto in qualche modo a dichiarare che il filmato è un falso contro le sue stesse convinzioni. Ma abbiamo l’impressione queste siano – e presumibilmente resteranno – voci di corridoio, illazioni, magari buone per aumentare il mistero e la spettacolarità del caso. Vero invece è che l’ingegnere Andrews, prima di poter fare affermazioni di stampo vagamente “ufologico” è costretto ad effettuare studi approfonditi e poi a parlare sempre al condizionale, poiché – lui come altri ricercatori – è costantemente sottoposto a falsificazioni create ad hoc dagli scettici, create allo scopo di screditarlo nel momento in cui egli sostenesse l’autenticità dell’evento. Colin Andrews stesso ha dichiarato che “tre persone sono state coinvolte nella creazione di questo filmato, per fa sì che noi lo rendessimo noto al pubblico, per poi più tardi farci passare come inaffidabili, e per danneggiare e screditare sia il fenomeno che noi stessi”. E poi aggiunge una frase molto illuminante: “Il materiale [sta parlando del video di Oliver Castle] potrebbe anche essere reale, ma è stato utilizzato in modo molto ambiguo”. (fonte “UFO CONTACT).
Insomma si direbbe che Colin Andrews in cuor suo creda autentico il filmato, ma per non esporsi abbia preferito dichiarare che si tratta di un falso.
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